Gli strumenti da lavoro degli antichi egiziani sono giunti raramente fino a noi. Possiamo tuttavia ricostruirli attraverso le arti figurative. Alcuni rilievi mostrano infatti falegnami, scultori, fabbri e scalpellini intenti al lavoro e circondati dai loro utensili, che erano estremamente semplici. Tra gli strumenti dello scalpellino e dello scultore vi erano accette, scalpelli di bronzo, mazzuoli di legno. Squadre e filo a piombo consentivano di definire la forma con precisione. Per dare lucentezza alla superficie, si passava sulla pietra un lisciatoio. Argani e corregge consentivano poi di sollevare i blocchi e le statue, con l’aiuto di piani inclinati. I falegnami non usavano chiodi ma piccoli pioli in legno ed i pezzi si incastravano così precisamente gli uni negli altri che la colla raramente era necessaria. Il blocco di legno veniva sbozzato con un’accetta di bronzo o tagliato con una sega, quindi rifinito con una pialla; le sagomature più elaborate venivano, invece, eseguite con il trapano ad archetto. L’oggetto finito era quindi levigato con polvere abrasiva e infine stuccato. Nelle pitture parietali è possibile vedere i fonditori seduti intorno alla loro fucina, mentre soffiano con dei tubi sui carboni per ottenere il grado di calore necessario alla fusione del metallo. I mantici infatti vennero introdotti solo nel Nuovo Regno.